Il dubbio patologico: la tirannia del pensiero

“Il dubbio è il motore della conoscenza, ma è anche il trampolino di lancio dell’ossessività”
(Giorgio Nardone)

Cosa accade quando di fronte a scelte e situazioni indecidibili cerchiamo di applicare quello che può essere definito “cogitocentrismo”, ovvero il raziocinio più ferreo? Il pensare troppo, il razionalizzare, da strumento infallibile spesso diventa un vero e proprio ostacolo che, una volta irrigiditosi nella sua manifestazione, si trasforma in patologia.

Il nostro bisogno arcaico di sicurezza ci spinge a cercare il conforto in verità rassicuranti.
A tutti è capitato almeno una volta di pensare e ripensare a quello che si stava per fare, alla scelta da adottare. Se ciò diventa la regola, ovvero se di fronte a ogni decisione mi incastro in una circolo vizioso di domande che portano ad altre domande però è molto probabile che inizi a provare ansia e incapacità personale e relazionale.

Il pensare diviene oggi lo strumento principale per affrontare le proprie insicurezze e i propri timori. Quando tale modalità viene estremizzata, e soprattutto quando viene applicata a fenomeni a cui non può adattarsi come le paure irrazionali, i dubbi, le relazioni amorose controverse, da risorsa si trasforma in limite.

La logica si trasforma in trappola. Il pensare, da pilastro fondamentale dell’attività umana, può divenire la matrice di profonda sofferenza che va dalla tirannia del dubbio all’incapacità di prendere una decisione, dal continuo mettere in discussione le proprie idee fino al dubbio come vera patologia della mente.

Le tipologie disfunzionali di ragionamento basate sul dubbio sono diverse.
Una si verifica quando di fronte a tante possibilità diventa molto difficile e laborioso scegliere.
Ci sono poi situazioni in cui si resta bloccati nel ragionamento che chiede una risposta rispetto a quale sia il partner più idoneo per sé, magari avendone due a disposizione, complementari per noi.
Un’altra variante è poi l’iper-razionalizzazione del ragionamento che porta a un’incapacità di agire in tempi brevi: l’analisi dettagliata della situazione si trasforma in trappola.

Quando il dubbio patologico prende il sopravvento ciò che può fare la differenza è proprio la modalità con cui ci poniamo dubbi e domande e quella con cui cerchiamo le risposte.

Mettendo in discussione la correttezza degli interrogativi si può bloccare il circolo vizioso della ricerca di risposte corrette a domande scorrette. L’intelligente dà risposte esatte, il saggio fa le domande giuste.

Per richiedere maggiori informazioni sul tema o per un appuntamento si rimanda qui.

Per approfondimenti: “Cogito ergo soffro”, G.NARDONE con Giulio De Santis.

Dott. ssa Daniela Birello (Psicologo – Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica)
danielabirello@gmail.com

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