Mutismo selettivo: cos’è e cosa fare
Il mutismo selettivo è una difficoltà nel linguaggio.
Può apparire dai 3 ai 6 anni. Si manifesta con il rifiuto o incapacità da parte del bambino di comunicare verbalmente.
Cosa si fa, di solito, senza ottenere successo?
Per cercare di risolvere il mutismo selettivo del piccolo che lo manifesta, “con le migliori intenzioni” – come recita la celebre frase di Oscar Wilde – solitamente si iniziano ad aumentare le attenzioni nei suoi confronti.
In maniera dolce e affettuosa, lo si invita a parlare. In ogni occasione, si cerca di farlo comunicare.
Attenzione! È proprio tale tentativo che fa “ottenere i danni peggiori” – per concludere la frase di cui sopra.
L’insistere con le attenzioni si rivela fallimentare. Ciò che si pensava potesse ridurre il problema, con il tempo, si trasforma in ciò che, al contrario, lo amplifica.In più, quelle che erano difficoltà per il bambino, con il tempo, rischiano di trasformarsi in vantaggio: il mutismo selettivo, da problema diventa un modo per ottenere ancora più coccole e considerazione.
Cosa, invece, è efficace fare?
Se vi trovate di fronte al rigido mutismo di vostro figlio:
- cessate qualunque tipo di pressioni per farlo parlare.
- Se comunica a gesti, ammiccamenti, o attraverso altri canali di comunicazione non verbale dichiarategli di non capire ed evitate di assecondare le sue richieste (in questi casi risulta efficace il fingere di non essere in grado di capire la richiesta: è la tecnica del saggio che si finge stolto).
Quando, vostro figlio presenta mutismo con gli adulti, ma non con gli altri bambini:
- evitate di rivolgervi direttamente a lui, ma utilizzate gli altri bambini come intermediari. I bambini mal sopportano l’esclusione e la valorizzazione degli altri. Se si segue l’indicazione di non rivolgersi direttamente a lui, si otterrà la ribellione da parte sua a tale esclusione e il cambio di rotta, ovvero inizierà a esprimersi direttamente con l’adulto (la strategia è molto efficace in ambito scolastico, dove sarà l’insegnante a metterla in atto).
Qualora il problema sia presente a scuola, coinvolgere le maestre è importante. Chiedete loro di:
- non concedergli troppe attenzioni. Non ricevendo più tutto subito come prima affinché parli il bambino è nella condizione di dover chiedere le cose, parlare;
- impegnare i coetanei a eseguire giochi e compiti: vedendo i bambini impegnati a giocare e non più concentrati su di lui, comincerà a inserirsi tra loro e, per ottenere attenzione, comincerà a parlare;
- chiamarlo con un altro nome, per rivolgersi a lui. Così facendo presto si otterrà una repentina reazione da parte sua: sentendosi chiamare con un altro nome si ribellerà puntualizzando quale sia il proprio.
Per approfondimenti si rimanda al libro “Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita”, G.Nardone e l’Equipe del Centro di Terapia Strategica.
Dott. ssa Daniela Birello (Psicologo – Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica)
Per maggiori informazioni: danielabirello@gmail.com
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